La Regione Piemonte non ritiene necessario modificare l’attuale offerta vaccinale contro le meningiti batteriche: i casi di meningite meningocococcica che si verificano nella nostra regione sono del tutto rari e in diminuzione.
L’attuale calendario prevede in offerta attiva e gratuita la vaccinazione contro la meningite da Haemophilus influenzae b e pneumococco sotto l’anno di età (3°-5°-11° mese), la vaccinazione contro la meningite di tipo C a 13-15 mesi e ai ragazzi di 15-16 anni.
A questi vaccini si aggiunge per i nati dal 1° gennaio 2017 – seguendo le indicazioni del nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019- la vaccinazione contro il meningococco B offerta attivamente e gratuitamente (sono 4 dosi somministrate a partire dai 2 mesi di vita), mentre il vaccino contro il meningococco C per gli adolescenti (a 15-16 anni) verrà sostituito da un vaccino tetravalente che protegge contro la meningite di tipo ACWY.
In Piemonte, a partire dal 2008, l’andamento dei casi di malattia invasiva da meningococco mostra una riduzione significativa, pari in media a 1 caso in meno ogni anno su tutta la popolazione piemontese.
Nel 2016[1], l’incidenza è di 15 casi (5 sepsi e 10 meningiti), pari a 3 casi per 1.000.000 abitanti. Il dato registrato nel 2016 non altera il trend decrescente registrato dal 2008.
Il valore massimo di incidenza si riscontra nel 2009 (6 casi per 1.000.000 abitanti), anno che precede l’introduzione della vaccinazione antimeningococco C in regione.
La letalità per malattia invasiva da meningococco è in media inferiore a 2 decessi per anno.
Il sierogruppo B è quello prevalente, riguarda circa il 60% dei casi, seguito dal sierogruppo C. In particolare, una sua maggior frequenza (70%) caratterizza la fascia di età pediatrica (0 – 14 anni), dato sovrapponibile a quello europeo.
Naturalmente continua a essere garantita la vaccinazione di tutti i soggetti a elevato rischio per patologia, mentre verrà regolata con prenotazione la vaccinazione a prezzo di costo a chi ne facesse richiesta in tutti gli altri casi.
L’Assessorato regionale alla Sanità ricorda che, allo stato attuale, non sono giustificati situazioni di allarmismo che rischiano solo di creare problemi agli operatori dei servizi vaccinali delle Asl.
[1] Fonte dati: SeReMi, servizio di riferimento regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, il controllo e la prevenzione delle malattie infettive.